Quando si parla di città sepolte dall’eruzione del Vesuvio, il pensiero corre inevitabilmente a Pompei ed Ercolano. Eppure, molto prima della celebre eruzione del 79 d.C., un’altra comunità subì una catastrofe ancora più antica e potente. Si tratta del sito archeologico di Nola–Croce del Papa, considerato oggi uno dei ritrovamenti più straordinari della storia europea, tanto da essere spesso definito la “Pompei dell’Età del Bronzo”.
L’eruzione che colpì quest’area risale a circa 3.900 anni fa, intorno al 1900 a.C., quindi circa 2mila anni prima di Pompei ed Ercolano, ed è conosciuta come eruzione delle Pomici di Avellino. Fu un evento devastante, probabilmente più violento di quello che distrusse Pompei, che ricoprì l’intera pianura campana con metri di cenere e lapilli. Gli abitanti del villaggio di Croce del Papa furono costretti ad abbandonare tutto in pochissimo tempo, lasciando case, utensili e animali al loro destino.

Proprio come a Pompei, anche qui la cenere ha avuto un ruolo fondamentale: ha sigillato il villaggio, conservandolo in modo eccezionale. La grande differenza, però, è che a Nola non sono stati ritrovati corpi umani. Questo ha portato gli studiosi a ritenere che la popolazione sia riuscita a fuggire in tempo, lasciando dietro di sé una sorta di fotografia congelata della vita quotidiana dell’Età del Bronzo.
La scoperta del sito è relativamente recente. Negli anni Duemila, durante alcuni lavori per la realizzazione di infrastrutture nella zona di Nola, gli archeologi si accorsero della presenza di impronte insolite nel terreno. Scavi più approfonditi portarono alla luce capanne, recinti, attrezzi agricoli e perfino calchi di animali, come capre e bovini, rimasti intrappolati nell’eruzione. Una scoperta che ha cambiato radicalmente la conoscenza delle popolazioni preistoriche dell’Italia meridionale.
Il confronto con Pompei è inevitabile, ma Nola–Croce del Papa racconta una storia diversa. Se Pompei ci parla di una città romana nel pieno del suo sviluppo urbano, questo sito restituisce l’immagine di una comunità agricola primitiva, organizzata ma profondamente legata alla natura e ai suoi cicli. È proprio questa distanza temporale a rendere il sito unico: permette di osservare la vita quotidiana di uomini e donne vissuti quasi quattro millenni fa.
Oggi il sito archeologico di Nola–Croce del Papa non è ancora conosciuto dal grande pubblico come Pompei, ma rappresenta un patrimonio di valore inestimabile. Alcune strutture sono state protette e studiate, mentre i reperti più significativi sono conservati e valorizzati attraverso percorsi museali e mostre. Il luogo, pur non essendo completamente visitabile come un parco archeologico tradizionale, è considerato uno dei più importanti esempi di archeologia preistorica in Europa.
Nola–Croce del Papa dimostra che la storia sepolta dal Vesuvio non inizia con i Romani, ma affonda le sue radici in un passato molto più antico, fragile e sorprendentemente vicino.





