Non tutti lo sanno, ma la sagra più partecipata d’Italia si svolge in Puglia: un evento enorme, diffuso e profondamente legato al territorio.
Siamo in pieno dicembre, a ridosso di Natale, tra mercatini, luminarie e menu delle feste. Ma per una volta mettiamo da parte pandori e cenoni e rispondiamo a una curiosità che ciclicamente torna fuori (e che può sovvenire come quesito nella mente di tutti noi): qual è la sagra più partecipata d’Italia?
Molti non ne hanno mai sentito parlare, eppure in una parte ben precisa del Paese è considerata un appuntamento imperdibile, quasi identitario. Succede in Puglia, più precisamente a Castellaneta (in provincia di Taranto, per essere più precisi), in pieno agosto.
Quando si parla di grandi sagre italiane vengono spesso citate manifestazioni storiche del Nord o eventi legati a prodotti iconici. E invece, da anni, il primato non ufficiale per affluenza e dimensioni viene attribuito alla Sagra da Far’nèdd’, dedicata a uno sfarinato antico di ceci e orzo tostati, simbolo della tradizione contadina locale.
Non è una sagra “da piazza”, come molte altre. Qui il vero elemento distintivo è il percorso: oltre due chilometri che si snodano tra le viuzze, gli archi e i pendii del centro storico. Un fiume umano che avanza lentamente, mangiando, ascoltando musica, fermandosi, ripartendo. Numeri alla mano, negli anni si è parlato di decine di migliaia di presenze, concentrate in una sola serata.
Chiamarla semplicemente “sagra gastronomica” sarebbe riduttivo. Il percorso enogastronomico è il cuore dell’evento, ma attorno ruota molto di più: musica popolare, gruppi folkloristici distribuiti lungo il borgo, mercatini, artigianato, luci soffuse che valorizzano scorci spesso poco conosciuti anche dagli stessi pugliesi.
Un altro elemento che contribuisce al successo è l’accesso libero. Nessun biglietto obbligatorio per entrare: chi vuole può passeggiare, ascoltare musica, respirare l’atmosfera e basta. Chi invece sceglie il percorso completo può assaggiare una lunga sequenza di prodotti simbolo della cucina pugliese, dall’antipasto al dolce, tutti legati al territorio circostante.
Di fatto è così: la Sagra da Far’nèdd’ vive in bilico, tra evento enorme ed evento dalla forte impronta locale – giacché coinvolge direttamente forni, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, produttori, commercianti (non è una vetrina calata dall’alto, ma una festa che nasce e cresce dentro la comunità).
C’è poi un fattore turistico non secondario. Chi arriva da fuori scopre non solo i sapori, ma anche un centro storico vivo, raccontato attraverso il cibo e la musica. È una promozione del territorio che funziona più di mille slogan, tanto da rendere la sagra uno dei principali richiami estivi dell’area ionica.
Ma l’aspetto probabilmente più curioso è che fuori dal Sud (a volte fuori dalla Puglia) in molti non ne hanno mai sentito parlare. Eppure, per chi vive in Puglia — e zone contigue — la Sagra da Far’nèdd’ è un riferimento assoluto, spesso citata come la più grande d’Italia. Un paradosso tipicamente italiano: eventi enormi, partecipatissimi, che restano quasi invisibili al di fuori del loro contesto geografico.
Forse è anche questo il suo fascino. In un Paese che ama le classifiche e i “più grandi di sempre”, la sagra più partecipata d’Italia non è un brand nazionale, ma solo una festa popolare o poco più.
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